martedì 13 dicembre 2011

ottobre 2006

La tua voce! La sentivo prima,
pura, come quella fonte
al vento, nel fresco
del mattino.


La tua voce! La sento adesso,
nel tramonto d'oro
del mio sogno più vivo,
stella nell'ultima luce
del sole.


La tua voce! Pace del giorno nuovo
al mio risveglio; soave
notturno azzurro per il mio riposo...
La tua voce!


(Juan Ramon Jiménez, Poesie d'amore)

...troppo bella per non ricordarla...
claudia 1-10-2006

La gentile Claudiaz mi ha invitato in questa deliziosa comunità, quindi per ringraziare lei e voi volevo dedicarvi una poesia di Tagore.
Mi sembra appropriata, per i guerrieri della vita che tra una battaglia e l'altra vengono qui a riposare, posano le loro armi..
La guerra della vita è feroce e come tutte le guerre spesso toglie il bene più prezioso: la speranza.
allora, a voi guerrieri, a noi che viviamo dedico questi versi..
Non abbandonarti

Non abbandonarti, tienti stretto,
e vincerai.
Vedo che la notte se ne va:
coraggio, non aver paura.
Guarda, sul fronte dell'oriente
di tra l'intrico della foresta
si è levata la stella del mattino.
Coraggio, non aver paura.

Son figli della notte, che del buio battono le strade
la disperazione, la pigrizia, il dubbio:
sono fuori d'ogni certezza, non son figli
dell'aurora.
Corri, vieni fuori;
guarda, leva lo sguardo in alto,
il cielo s'è fatto chiaro.
Coraggio, non aver più paura.
merryadoc 3-10-2006
 
Le catene della schiavitù legano soltanto le mani: è la mente che fa libero l'uomo.
Franz Grillparzer


Insistere è testardaggine. Perseverare è determinazione.

J. Benavente

"L'uomo non è figlio delle circostanze, ma sono le circostanze le creature dell'uomo".

Benjamin Disraeli

I forti sono coloro che sono ubriachi senza aver bevuto.

Jean Dolent

Abbi cara la tua visione e i tuoi sogni poiché sono i figli della tua anima; impronte indelebili del tuo successo finale.

Napoleon Hill
bluevoyage 6-10-2006
 
 
 
Manet, Colazione sullColazione sull'erba di E. Manet, 1862/63, olio su tela, 208x264 cm., Parigi, Musée d'Orsay. Immagine tratta da Wikimedia Commons.





Tiziano, Concerto campestre
Concerto campestre di Tiziano Vecellio, 1510 circa, olio su tela, 110x138 cm., Parigi, Musée du Louvre. Immagine tratta da Wikimedia Commons.



Diciotto. Tanti erano gli anni che avevo quando mi ritrovai di fronte all'opera di Manet, Colazione sull'erba, in una sala del Musée d'Orsey a Parigi. La tela dalle grandi proporzioni catturò la mia attenzione a tal punto da perdere la cognizione del tempo. Rimasi incantata ad ammirarla. Avevo la sensazione che la donna al centro della tela mi rivolgesse lo sguardo in qualunque angolazione mi ponessi all'interno della sala. Gli occhi dicevano: "Guardami, vedi la mia nudità così concreta e naturale? E' una denuncia all'ipocrisia della società benpensante che teme di osservare il mondo nella sua reale forma. I miei occhi fissano un'umanità che vuole essere scossa".
Fu il mio primo viaggio nella suggestione dell'arte e nel suo linguaggio universale che comunica il disagio dei tempi e anticipa nuovi orizzonti culturali. Sin da allora fui certa che non avrei più potuto allontanarmene e che avrei continuato a inseguire quella sensazione di turbamento emotivo ovunque e sempre. Un turbamento piacevolissimo che ci fa dimenticare di noi stessi e ci proietta in un universo altro, come tuffarsi nella trama di un testo scritto con altri codici comunicativi.
Mi piacerebbe condividere con i miei ospiti il piacere suscitato da alcuni di questi viaggi - percorribili da tutti - e lasciare che emerga ogni tipo di  impressione, nota o curiosità.

All'inizio del 1863 Manet presentò tre tele, tra le quali Colazione sull'erba, alla selezione del Salon di Parigi, ma furono tutte rifiutate. Non fu il solo a subire tale bocciatura e le proteste degli artisti furono tali che lo stesso Imperatore, Napoleone III, decise di concedere agli esclusi la possibilità di far valutare al pubblico la bontà delle creazioni, esponendole in un'altra sala del Palazzo dell'Industria, nel Salon des Refusés. Fu una sorta di controesposizione dove Courbet, Manet e i loro amici, insofferenti ai dettami classicisti, poterono finalmente confrontarsi con l'arte ufficiale. La curiosità suscitata dal Salon des Refusés fu tale da attrarre un numero di visitatori maggiore rispetto a quello del Salon ufficiale. Tuttavia i giudizi del pubblico e della critica furono molto severi e sarcastici e definirono il colore delle opere "caricaturale" e "insano".
Manet si ispirò, come sua abitudine, alla pittura antica: Il concerto campestre di Tiziano Vecellio e il particolare del Giudizio di Paride, un'incisione di Marco Antonio Raimondi da un disegno di Raffaello, ma trasformò il tema mitologico in una scena contemporanea disorientando critici e pubblico.
Colazione sull'erba - considerato un oltraggio alla morale, alla logica e alle più elementari regole della pittura – fu tra i più colpiti dalle critiche negative. L'indecente realismo che i contemporanei lessero nel soggetto si intrecciava anche alla mancata idealizzazione e sublimazione del nudo femminile, molto frequente nel tema letterario e mitologico (e ben più lascivo). Fu rimproverata all'artista soprattutto la volgarità dell'esecuzione, caratterizzata da una netta tendenza alla semplificazione, dalla sommarietà del trattamento del fondo, dai forti contrasti di tono e dalla mancanza di disegno. Il sarcasmo non si placò neppure anni dopo, quando il dipinto fu collocato dapprima al Museo del Luxembourg e poi, nel gennaio 1907, al Louvre accanto all'Odalisca di Ingres.
Le motivazioni di un tale distacco di Manet dai contenuti mitologici e narrativi può trovar ragione in un aneddoto riportato dal critico Champsaur, utile anche a chiarire le motivazioni della rottura con la scuola di pittura di Couture, di stampo classicista, da lui frequentata:
"Un giorno, mentre il pittore camminava per le vie di Parigi, insoddisfatto dei dipinti che aveva finora completato e avvilito per non riuscire a trovare nuovi motivi di ispirazione che lo realizzassero pienamente, incontrò un vecchio mendicante. Tale vista provocò in lui una sorta di illuminazione che lo convinse della necessità di guardare alla realtà così com'era senza volerla abbellire o deformare, e lo spinse ad ambientare la sua pittura nel presente, abbandonando le fughe intellettuali nello spazio e nel tempo care alla pittura a soggetto storico o mitologico. Pregò allora il mendicante di salire nel suo studio e di posare per un suo ritratto. Ebbene, questa è l'essenza dell'impressionismo: invece di imitare Prassitele e Raffaello, i nuovi pittori si ispirano alla natura". Ma è doveroso precisare che Manet non nutriva velleità rivoluzionarie in arte. Il suo proposito consisteva semplicemente nel voler "essere del proprio tempo" e "dipingere quello che si vede". Ciò non equivaleva a ritrarre la gente o narrare la cronaca del proprio tempo quanto piuttosto trascurare e disprezzare il carattere aneddotico o narrativo dell'opera d'arte. L'apparente incongruità del soggetto in Colazione sull'erba aiutava, dunque, ad andare al di là di ogni stereotipia iconografica.
Difatti, "anche nella scelta dei colori e dei loro accordi molto più dell'attenzione al vero conta la cultura pittorica: gli accordi in nero, grigio, giallo o rosa. Manet li ha imparati da un inglese del settecento, Reynolds; i neri vellutati e brillanti da un olandese del seicento, Franz Hals; la pennellata larga e costruttiva, la forza delle velature da Velazquez, le trasparenze e le fronde da un altro inglese, Gainsborough, e naturalmente da Goya." (Giulio Carlo Argan).
Nonostante sia stato considerato il padre precursore del gruppo degli impressionisti, Manet non ne volle far parte ufficialmente; seguì tuttavia con interesse le ricerche di questa corrente pittorica accostandosi sempre più, specialmente nell'ultimo decennio della sua vita, agli sviluppi di quella pittura "en plein-air" che egli stesso, con Colazione sull'erba, aveva anticipato.

I richiami ai prodotti artistici, i passi e i commenti riportati non ambiscono ad avanzare pretese critico-letterarie o assurgere al livello di studi accurati, ma si propongono unicamente di fungere da essenziale e sintetica guida al contesto storico-artistico delle opere e alla lettura delle stesse, tralasciando termini ed accezioni estremamente tecniche. Si desidera proporre una fruizione snella e godibile, con pochi cenni di base, per lasciare tutto lo spazio possibile all'incanto suscitato dalle opere e per farci catturare dalle stesse.



Fonti di riferimento:
-          Gabriele Crepaldi, Gli impressionisti, 2003, Edizioni Mondadori;
-         Bertelli-Briganti-Giuliano, Storia dell'arte italiana vol. 4, 1992, Edizioni Electa Bruno Mondadori;
-        Giulio Carlo Argan, L'arte moderna, 1995, Edizioni Sansoni per la scuola.

 claudia 13-10-2006

Un prete ed un tassista
Un prete ed un tassista romano muoiono quasi contemporaneamente e si presentano quindi insieme ai cancelli del Paradiso. San Pietro chiede al primo, il tassista: "Chi sei?". Il tassista si presenta e San Pietro guarda nel suo librone e quindi: "Bene, entra pure, ti e' stata riservata la camera nel nostro albergo: e' nell'attico, con vista su tutti i beati e le bellezze dell'Universo". Il tassista ringrazia ed entra. E' il turno del prete che si presenta a San Pietro. Questi controlla il suo registrone e quindi gli dice: "Bene, entra. Ti e' stato riservato un letto nella camerata multipla; sarete in dieci, ma non c'e' altro posto". Il prete pero' ha qualcosa da ridire: "Ma come, al tassista camera singola nell'attico e a me una camerata! Ma non c'e' piu' religione! Come e' possibile?". E San Pietro: "Guardi che qui guardiamo ai risultati. Mentre tu preghi, la gente dorme; invece mentre il tassista guida, la gente prega!".
alfo71 14-10-2006

Il senso della vita?
..........................
...........................
...........................Quale?
alfo71 16-10-2006

I vostri figli non sono figli vostri: sono i figli
e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi ma non da voi.
Dimorano con voi
tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore
ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo
ma non alla loro anima, perché la loro anima
abita la casa dell'avvenire che voi non potete
visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo
ma non pretendere di renderli simili a voi,
perché la vita non torna indietro
né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive,
i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero
dell'infinito e vi tiene tesi con tutto
il suo vigore affinché le sue frecce
possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia
nelle mani dell'Arciere poiché egli ama
in egual misura e le frecce che volano
e l'arco che rimane saldo.

(Gibran Kahlil Gibran)
claudia 20-10-2006

Se riesci a non perdere la testa, quando tutti intorno

La perdono, e se la prendono con te;

Se riesci a non dubitare di te stesso, quando tutti ne dubitano,

Ma anche a cogliere in modo costruttivo i loro dubbi;

Se sai attendere, e non ti stanchi di attendere;

Se sai non ricambiare menzogna con menzogna,

Odio con odio, e tuttavia riesci a non sembrare troppo buono,

E a evitare di far discorsi troppo saggi;

Se sai sognare - ma dai sogni sai non farti dominare;

Se sai pensare - ma dei pensieri sai non farne il fine;

Se sai trattare nello stesso modo due impostori

- Trionfo e Disastro - quando ti capitano innanzi;

Se sai resistere a udire la verità che hai detto

Dai farabutti travisata per ingannar gli sciocchi;

Se sai piegarti a ricostruire, con gli utensili ormai tutti consumati,

Le cose a cui hai dato la vita, ormai infrante;

Se di tutto ciò che hai vinto sai fare un solo mucchio

E te lo giochi, all'azzardo, un'altra volta,
E se perdi, sai ricominciare

Senza dire una parola di sconfitta;

Se sai forzare cuore, nervi e tendini

Dritti allo scopo, ben oltre la stanchezza,

A tener duro, quando in te nient'altro

Esiste, tranne il comando della Volontà;

Se sai parlare alle folle senza sentirti re,

O intrattenere i re parlando francamente,

Se né amici né nemici riescono a ferirti,

Pur tutti contando per te, ma troppo mai
nessuno;

Se riesci ad occupare il tempo inesorabile
Dando valore a ogni istante della vita,

Il mondo è tuo, con tutto ciò che ha dentro,

E, ancor di più, ragazzo mio, sei Uomo!
 

Rudyard Kipling


Su suggerimento del nostro amico Carlo sono andata a cercare questa poesia, mi è piaciuta molto e mi è sembrato giusto postarla dal momento che riprende il tema dell'amore genitoriale e filiale.
claudia 22-10-2006


Come promesso a Claudia, condivido con voi un racconto che tanto ha significato per me nel passato...

Nessun luogo è lontano
Richard Bach


“Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici?
Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non ci sei forse già?”


 
Rae, cara!
Grazie per avermi invitato per il tuo compleanno!
La tua casa è distante mille miglia dalla mia, e io sono uno che si mette in viaggio solo quando ne vale la pena. Ebbene, ne val proprio la pena, se si tratta di prender parte alla tua festa.
Non vedo l'ora di essere da te!
Il mio viaggio è cominciato dentro il cuore di un piccolo uccello, un colibrì che conoscemmo insieme, io e te, tanto tempo fa. Lo trovai cordiale come sempre, anche stavolta. E tuttavia - quando gli dissi che la piccola Rae stava crescendo e che io stavo andando alla festa per il suo compleanno con un regalo - lui rimase perplesso.
Per un pezzo badammo a volare in silenzio, e alla fine lui mi disse: "Ci capisco ben poco, in quel che dici, ma men che mai capisco come mai tu ci vada, a questa festa".
"Ma sicuro che vado, alla festa" dissi io. "Cos'è che ti riesce tanto difficile da capire?"
Lui non rispose niente lì per lì, ma quando arrivammo alla casa del gufo, mi disse: può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici? Se tu desideri essere da Rae, non ci sei forse già?".
"La piccola Rae sta crescendo, e io vado alla festa per il suo compleanno con un regalo" dissi al gufo.
Mi parve strano dire vado, è vero, dopo quanto mi aveva detto il colibrì, ma lo stesso mi espressi in quel modo, perché Gufo mi capisse.
Lui pure restò zitto per un pezzo, seguitando a volare.
Un silenzio tutt'altro che ostile.
Ma quando mi ebbe condotto sano e salvo a casa dell'aquila, così mi parlò: "Ci capisco ben poco in quel che dici, ma men che mai capisco perché chiami piccola, la tua amica".
Ma sicuro che è piccola" dissi "dal momento che non è ancora grande. Cos'è che ti riesce tanto duro da capire?"
Gufo allora mi guardò, coi suoi occhi profondi color ambra, mi sorrise e mi disse: "Pensaci su".
"La piccola Rae sta crescendo, e io vado alla festa per il suo compleanno con un regalo" dissi all'aquila. Mi faceva un po' specie, veramente, dire vado e dire piccola, dopo quanto mi avevano detto Colibrì e Gufo, ma lo stesso mi espressi a quel modo, affinché Aquila potesse capirmi.
Insieme volammo, al di sopra delle vette, a gara con i venti di montagna. Alla fine lei mi disse: "Ci capisco ben poco in quel che dici, ma men che mai capisco la parola compleanno".
"Ma sicuro: compleanno" dissi io. "S'intende festeggiare il giorno in cui ebbe inizio la vita di Rae, e prima del quale lei non c'era. Cosa c'è di tanto difficile da capire, in questo?"
Aquila allora incurvò le ali e dopo una picchiata rapidissima, atterrò con dolcezza, su una roccia, nel deserto. "Ci sarebbe stato un tempo anteriore alla nascita di Rae? Non pensi piuttosto che la vita di Rae sia cominciata prima ancora che il tempo esistesse?"

"La piccola Rae sta crescendo, e io vado alla festa per il suo compleanno con un regalo" così dissi anche a Falco. Mi suonava un po' strano tuttavia dire vado, dire piccola e compleanno, dopo quanto avevo udito da Colibrì, da Gufo e Aquila, tuttavia così mi espressi perché Falco mi capisse.
Sorvolammo veloci il deserto, e alla fine lui mi disse: "Sai capisco ben poco di ciò che mi dici, ma meno di tutto mi spiego quel tuo sta crescendo".
"Ma sicuro che Rae sta crescendo" dissi io "Adesso è più vicina all'età adulta, e un anno più lontana dall'infanzia.
Cosa c'è di tanto arduo da capire, quanto a questo?
Falco alfine atterrò su una spiaggia solitaria.
"Un anno più lontana dall'infanzia? Non mi sembra che questo sia crescere!"
Si sollevò di nuovo in volo e, di lì a poco, scomparve.
Il gabbiano, lo so, era molto saggio.
Volando insieme a lui, riflettei bene prima di parlare e scelsi con cura le parole, dimodoché capisse che qualcosa pur avevo imparato.
"Gabbiano" gli dissi alla fine "perché mi porti in volo da Rae, quando sai che in realtà io già sono con lei?
Di là dal mare, di là dai monti, finalmente il gabbiano calò e si posò sopra il tetto di casa tua.
"Perché l'importante mi disse che tu sappia la verità. Finché non la sai - finché non la capisce veramente - puoi soltanto afferrarne qualche stralcio, o brandello, e non senza un aiuto dall'esterno: da macchine, uomini, uccelli. Ma ricordati" disse "che l'essere ignota non impedisce alla verità d'essere vera".
Ciò detto disparve.
E' venuto il momento di aprire il regalo.
I regali di latta e lustrini si sciupano subito, e via. Io invece ho un regalo migliore, per te.
E' un anello da mettere al dito. E brilla di una luce tutta sua.
Nessuno può portartelo via; non può essere distrutto. Tu sei l'unica al mondo che riesca a vedere l'anello che io ti dono, come io ero l'unico in grado di vederlo quand'era mio.
Questo anello ti dà un nuovo potere. Messo al dito, potrai levarti in volo con tutti gli uccelli dell'aria - vedere attraverso i loro occhi dorati - palpare il vento che sfiora le loro vellutate piume - e potrai quindi conoscere la gioia di sollevarti lassù, in alto, al di sopra del mondo e di tutte le sue pene. Potrai restarci quanto ti parrà, su nel cielo, al di là della notte, e oltre l'alba. E quando avrai voglia di tornar giù di nuovo, vedrai, tutte le tue domande avranno risposta e tutte le tue ansie si saranno dileguate.
Al pari di ogni cosa che non può toccarsi con mano o vedersi con gli occhi, il tuo dono si fa più potente via via che lo usi.
Dapprincipio l'impiegherai solo quando sei fuori di casa, all'aperto, guardando l'uccello insieme al quale voli.
Ma poi, più in là, se l'adoperi ben bene, funzionerà anche con quegli uccelli che non vedi; finché t'accorgerai che non ti occorre né l'anello né l'uccello per volare al di sopra delle nubi, nel sereno.
E quando arriverà per te quel giorno, tu dovrai a tua volta donare il tuo dono a qualcuno che sai ne farà buon uso; costui potrà apprendere, allora, che le uniche cose che contano sono quelle fatte di verità e di gioia, e non di latta e lustrini.
Rae questo è l'ultimo anniversario che festeggio con te in modo speciale.
Dai nostri amici uccelli ho imparato quanto segue.
Non posso venire da te, perché già ti sono accanto.

Tu non sei piccola, perché già sei cresciuta: sei grande e giochi con il tempo e la vita - come tutti facciamo - per il gusto di vivere.
Tu non hai compleanno, perché sei sempre vissuta; non sei mai nata, e mai morirai.
Non sei figlia di coloro che tu chiami papà e mamma, bensì loro compagna d'avventure, in viaggio alla scoperta delle cose del mondo, per capirle.
Ogni regalo che ti fa un amico è un augurio di felicità: così pure questo anello.
Vola libera e felice, al di là dei compleanni, in un tempo senza fine, nel persempre. Di tanto in tanto noi c'incontreremo - quando ci piacerà - nel bel mezzo dell'unica festa che non può mai finire.
mariannamor 24-10-2006

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