L'intensità
di una passione
muta
la vita
rendendola
degna di essere vissuta,
ma al suo svanire
abbandona
i restanti anni
nella nostalgia
del suo ricordo.
(Claudiaz)
10-2-2009
"O bella età de l'oro,
non già perché di latte
se 'n corse il fiume e stillò mele il bosco:
non perché i frutti loro
dier da l'aratro intatte
le terre e gli angui errâr senz'ira o tosco:
non perché nuvol fosco
non spiegò allor suo velo,
ma in primavera eterna,
ch'ora s'accende e verna,
rise di luce e di sereno il cielo;
né portò peregrino
o guerra o merce a gli altrui lidi il pino.
Ma sol perché quel vano
nome senza soggetto,
quell'idolo d'errori, idol d'inganno,
quel che da 'l volgo insano
Onor poscia fu detto,
che di nostra natura il feo tiranno,
non mischiava il suo affanno
fra le liete dolcezze
de l'amoroso gregge;
né fu sua dura legge
nota a quell'alme in libertate avezze,
ma legge aurea e felice
che Natura scolpì: S'ei piace, ei lice.
Allor tra fiori e linfe
traen dolci carole
gli Amoretti senz'archi e senza faci;
sedean pastori e ninfe
meschiando a le parole
vezzi e susurri ed a i susurri i baci
strettamente tenaci;
la verginella ignude
scopria sue fresche rose
ch'or tien ne 'l velo ascose,
e le poma de 'l seno acerbe e crude;
e spesso in fonte o in lago
scherzar si vide con l'amata il vago.
Tu prima, Onor, velasti
la fonte de i diletti,
negando l'onde a l'amorosa sete:
tu a' begli occhi insegnasti
di starne in sé ristretti,
e tener lor bellezze altrui secrete:
tu raccogliesti in rete
le chiome a l'aura sparte:
tu i dolci atti lascivi
festi ritrosi e schivi,
a i detti il fren ponesti, a i passi l'arte;
opra è tua sola, o Onore,
che furto sia quel che fu don d'Amore.
E son tuoi fatti egregi
le pene e i pianti nostri.
Ma tu, d'Amore e di Natura donno,
tu domator de' regi,
che fai tra questi chiostri
che la grandezza tua capir non ponno?
Vattene e turba il sonno
a gl'illustri e potenti:
noi qui negletta e bassa
turba, senza te lassa
viver ne l'uso de l'antiche genti.
Amiam, ché non ha tregua
con gli anni umana vita e si dilegua.
Amiam, ché 'l Sol si muore e poi rinasce:
a noi sua breve luce
s'asconde, e 'l sonno eterna notte adduce."
(Torquato Tasso, Aminta, Atto I, Coro)
Aware 13-2-2009
La donna di scorta
[…] Aveva conosciuto persone con amanti, e
non ne aveva mai invidiato la condizione. Li aveva visti fingere e mentire,
fare del male senza volere anche quando lo facevano apposta, perdere la dignità
e soprattutto il senso del ridicolo quando la cosa diventava evidente.
Con Dorina no. Lo aveva capito dall’inizio
che non avrebbe mai interferito nella sua vita. E questo, invece di rendergli
le cose più semplici, gliele complicava. Mai una domanda. Mai un moto di
curiosità verso la sua famiglia. Mai un segno di gelosia. Sembrava che non
volesse più di quanto lui fosse disposto a darle. Che il desiderio di un futuro
con lui non la riguardasse per niente. E non è che avesse dato dei limiti di
partenza, discorsi con l’incipit del tipo mettiamo le cose in chiaro o bada
però che. Lo aveva accolto nella sua vita senza riserve. Non gli aveva chiesto
rinunce. Gli aveva aperto la casa, l’ufficio, perfino le carte del lavoro. Un
altro, al posto suo, e soprattutto lui stesso, pensava, avrebbe fatto i salti di
gioia. Invece Livio si sentiva privato di una cosa importante. Ad ogni incontro
con lei si accorgeva di dipendere un altro po’ dalla sua bocca chiusa, da quel
secondo posto accettato con naturalezza. Come se la certezza che l’assetto
della sua vita non fosse minacciato da Dorina, invece di rassicurarlo, gli
mettesse dentro l’inquietudine. Quante volte, nel salutarla per andarsene, la
guardava cercandole uno straccio di rancore. Quanto avrebbe dato per un’alzata
di sopracciglia, una smorfia da niente. Per non sentirsi addosso quella
ridicola infelicità. […].
(Diego De Silva, La donna di scorta, Edizioni Einaudi,
Torino, 2001, pp. 44-45)
Claudia 16-2-2009Il sentimento del contrario
Ebbene, noi vedremo che nella concezione di ogni opera
umoristica, la riflessione non si nasconde, non resta invisibile, non resta
cioè quasi una forma del sentimento, quasi uno specchio in cui il sentimento si
rimira; ma gli si pone innanzi da giudice; lo analizza, spassionandosene; ne
scompone l'immagine; da questa analisi però, da questa scomposizione, un altro
sentimento sorge o spira: quello che potrebbe chiamarsi, e che io difatti
chiamo il sentimento del contrario.
Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti
non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e
parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto
che quella vecchia signora è il
contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe
essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione
comica. Il comico è appunto un avvertimento
del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi
suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi
così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché
pietosamente s'inganna che, parata così, nascondendo così le rughe e la
canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei,
ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione,
lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o
piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento
del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui
la differenza tra il comico e l'umoristico. (...)
(Luigi Pirandello,
L'umorismo)
Aware 22-2-2009
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